“Mi sono avvicinato alla Liuteria per gioco: volevo una chitarra che non potevo avere e ho deciso di costruirmela.
Avevo 15 anni.”
“Mi sono avvicinato alla Liuteria per gioco: volevo una chitarra che non potevo avere e ho deciso di costruirmela.
Avevo 15 anni.”
Avevo 15 anni,in quel periodo studiavo chitarra classica e moderna e la liuteria era per me inimmaginabile e distante. Suonavo e mi divertivo, ascoltavo metal dalla mattina alla sera, Iron Maiden, Metallica, Ozzy Osbourne, Black Sabbath e, come sempre una costante nella mia vita, i meravigliosi Beatles. I suoni erano molto diversi, ma non riuscivo a finire di ascoltare “Privilege of Power “ senza poi ascoltare “I’m the walrus”… la scombinata testa di un qundicenne ragionava così!
Un giorno mi resi conto che mi serviva “quella” chitarra”, dovevo averla; così mi procurai dei pezzi di abete, li incollai e iniziai a scolpirli con un coltellino. Il risultato fu sgradevole ma funzionò. Avevo la mia chitarra elettrica con una forma rockettara!
La meraviglia dei primi accordi suonati su una chitarra costruita da me (e per me!) fu un’ emozione che ancora oggi non so descrivere. In quel momento però mi resi anche conto che costruire chitarre era molto più soddisfacente che suonarle. Così ne costruii una seconda, poi una terza e così via.
Qualche anno dopo incontrai per caso un uomo che diceva essere un liutaio. Mi invitò ad andarlo a trovare il giorno dopo e io, senza indugio, il giorno dopo andai. Appena entrato nel suo laboratorio, con le chitarre ancora grezze e l’odore del cipresso e della cedrella, l’incanto fu così profondo che decisi proprio in quel momento di costruire chitarre per tutta la vita. Il galantuomo era Antonino Scandurra, il mio Maestro, uno degli uomini più talentuosi che abbia mai conosciuto.
All’inizio ho costruito solo chitarre elettriche, poi ho iniziato con i bassi e dopo ancora con le chitarre classiche e acustiche. Ho riparato molto e ho appreso dalle chitarre di fabbrica e da quelle artigianali, cercando sempre di trovare nuove soluzioni per nuovi problemi.
Sono proteso in avanti e non amo i tradizionalismi senza ragione. Mi interessano le idee intelligenti. I progetti dei grandi maestri del passato rimangono punti di riferimenti assoluti da conoscere puntigliosamente, ma cerco di costruire pensando che siamo nel secondo decennio del XXI secolo e non del Novecento. Non costruisco opere d’arte, ma “strumenti” con tutto il loro bagaglio di necessità. E poiché trovo straordinario il mio tempo, anche con tutti i difetti che ha, ritengo che l’unica cosa da fare è affrontare il presente in tutte le sue sfumature, vestirlo di bellezza e interpretarlo con meravigliosa curiosità. Nei miei strumenti uso resine epossidiche, colle alifatiche ma anche a caldo dove serve, vernici poliuretaniche e fibra di carbonio. Non voglio portare la bandiera de “il nuovo è meglio” senza motivo, ma non posso e non voglio far finta delle strabilianti possibilità che ci offre la tecnologia.